Salsa Tequila, numero 1Giovedì, 17 luglio 2014
Ora non ci faccio nemmeno più caso, ma mi rendo conto che la maggior parte delle volte che parlo con qualcuno della mia vita in Germania uso spesso parole come "crucchi", "crucco (lingua)", "Cruccolandia" e così via.
Ci sta, voglio dire, i crucchi sono crucchi e pace all'anima loro. Non sto nemmeno a sbattermi sul fatto che magari 50 anni fa ci chiamavano Gastarbeiter e via dicendo. Se iniziamo a legarci al dito le vicende storiche siamo ancora li a prendere sassate da tutti per aver conquistato tre quarti d'Europa due migliaia di anni fa. Ma. Il ma è rivolto alla generalizzazione dell'ignoranza, che detti in altre parole si semplifica nel "non ti capisco, mi sembri buffo, quindi ti prendo per il culo". Tipicissimo italiano, basta pensare ai film di Totò e più o meno a qualsiasi povero giapponese maltrattato inconsciamente per le strade di Roma. Quindi non mi sembra il caso di lamentarci se poi uno si rende conto che anche dall'altra parte del confine ci prendono per il culo. Siamo un po' lo zimbello d'Europa per tanti motivi strameritati, oltre a qualcuno non del tutto politically-correct. Stesso discorso vale per la Spagna, baldanzosi in casa loro, e un po' più targettizzati appena fuori dai Pirenei. Certo che ostinarci a non voler imparare due parole di inglese messe in croce ci aiuta a rimanere al centro delle barzellette nordeuropee. Due esempi su tutti. Per cavalleria, il primo lo dedichiamo ai cugini Spagnoli. Orgogliosi della loro lingua e di come sia (giuro) la seconda lingua più parlata al mondo, dopo il Cinese. Poi non posso che riproporre il miglior video che Youtube possa offrire sugli stereotipi Italiani. Grazie al nostro Luca nazionale e al suo successo stellare al Bayern. Uno sente la vecchiaia quando..Lunedì, 14 luglio 2014
..il primo film di James Bond che ho visto con papà al cinema ha appena compiuto 25 anni.
Sul serio, 25 anni fa ero già al cinema. E in più me lo ricordo anche piuttosto bene. Era una sera, il classico spettacolo delle 20.00 o giù di lì. Io avevo si e no 6 anni, ora visto che il film ha appena compiuto 25 anni potrei anche dire che forse ne avevo solo 5. Non che ci sia bisogno di fare una datazione al carbonio 14, diciamo che si fa un po' a fidarsi. E probabilmente questo ricordo mi è rimasto particolarmente legato per una ragione importante. Non perché è stato il primo film che ho visto al cinema (insieme a La Sirenetta, non saprei dire quale è uscito prima). Non perhé è stato il primo 007 che ho visto al cinema, seguito poi da tutti gli altri. Nemmeno per il fatto che eravamo solo io e papà, e ancora devo capire se fu perché aveva voglia di un momento di initimità padre-figlio o se piuttosto nessun altro voleva accompagnarlo. Purtroppo la ragione di questo vivido ricordo è un'altra. Me ne sono vergognato per anni, ne sono dovuti passare 25 per riuscire a parlarne. Mi sono addormentato durante il film. Ricordo benissimo lottare per tenere gli occhi aperti, per arrivare alla fine e capire che fine avrebbe fatto Fran Sanchez (il cattivo di turno), al centro della trama di vendetta di Timothy Dalton. A proposito, il film era Vendetta Privata (Licence to Kill nel resto del mondo). Non che mio padre mi abbia sgridato o niente del genere, non mi ricordo nemmeno di aver visto le luci della fine del primo tempo, mi sa che siamo tornati a casa prima. Io morto e sepolto tra le braccia di Morfeo. Con una famiglia di spettri che infestavano il mio sonno. Avevo appena dimostrato di non essere un uomo, mi ero addormentato durante uno dei film che più aspettavo di sempre. James Bond, mica La bella e la bestia. Questo sentimento di non essere all'altezza, di aver deluso non solo mio padre, non solo un agente segreto al servizio di Sua Maestà, ma proprio me stesso. Era la mia iniziazione e avevo fallito. Ero crollato un'ora prima della fine del film. Da quel momento sono passati altri 25 anni di 007 e film al cinema, e penso essermi addormentato solo per il signore degli anelli (che onestamente era una barba colossale). Ma un una scomoda sensazione di imbarazzo riaffiorava ogni volta che pensavo a Timothy Dalton mentre spiava sul cornicione di una finestra una qualche conversazione di cattivi. Sono passati 25 anni, è il momento di sbarazzarsi di questo fardello. Papà, scusa. Immagino che non te ne possa fregare di meno, che solo un bambino può pensare che addormentarsi durante un film possa essere imbarazzante. Non che tu non dorma ogni qualvolta c'è un film che inizia dopo le 8 e mezza (a volte anche dopo pranzo). Ma so anche che quello non è dormire con la bocca aperta, è rilassare gli occhi e distendere il palato per favorire la ventilazione del torace superiore. James, scusa anche te. Per farmi perdonare ho visto tutti i tuoi film almeno tre o quattro volte (ho visto anche il fake Casino Royale degli anni 70, assolutamente non prodotto dalla MGM). Quindi con te direi che siamo a posto. Manca solo lo scusa io. Quello più difficile. Credo che non riuscirò a perdonarmi fino a che non avrò un figlio. E spero che arrivi il giorno in cui pieno di illusione decida portarlo al cinema, magari proprio a vedere l'ultimo 007. Spero si addormenti. Lo prenderò delicatamente per le gambe e la schiena, ancora accovacciato, per portarlo in macchina e tornare a casa. Quel film a metà sarà la mia redenzione. Per adesso mi accontento di un felice 25º anniversario. MartinMercoledì, 16 aprile 2014
Da quando sono qui a Berlino ne sono successe di cose. Voglio dire, non è difficile immaginarsi che vivere in una città così cosmopolita, storicamente fresca e al centro del movimento creativo europeo, possa portare un sacco di cose da fare. Right. Ma c'è qualcosa di più.
Non parlo di Berlino in quanto città a sé stante, parlo di ciò che essa rappresenta nella realtà che vivo e frequento. Non sono più uno studente, non sono più un Erasmus (ah, bei tempi andati) ma mi inizio ad identificare come "professionista". Che parola poco elegante e fuorviante. Forse sarebbe più comodo dire che mi piace il mio lavoro e tutto ciò che gli ruota attorno. E mi fa piacere sapere che non sono assolutamente l'unico a pensare che ci sia molto di più di uno stipendio a fine mese e una settimana di sofferenza dal lunedì al venerdì. Detto ciò, Berlino nasconde una piacevole sorpresa a tutte le persone innamorate della propria professione. Esistono dozzine di eventi, dai Meetup ai Fishbowls, dalle giornate formative ai workshop, una marea di possibilità per aggiornarsi e soprattutto fare networking. Parentesi importante: networking significa conoscere persone interessanti a cui poter dare una mano o a cui poterla chiedere. Senza nessun tipo di secondo fine. Senza pretese. Magari semplicemente imparando qualcosa di nuovo o scoprendo un nuovo punto di vista su un problema di lunga data. Purtroppo non ovunque la strada è così seminata di buone intenzioni. A Milano per esempio la maggior parte di questi eventi è a porte chiuse: l'obiettivo non è alimentare un ecosistema di professionisti pronti a migliorare la società, ma piuttosto mantenere uno status quo per cui un manipolo di mediocri detiene un potere fittizio scalciando i migliori fuori dal ponte levatoio. Risultato? Bé fate un giretto per Milano di questi tempi ed è facile vederne i risultati. Ma tornando a me, mi sento felicemente approdato nella mia isola (di Lost?) di White negli anni 70, circondato da una nuova specie di Hippie che invece di fumare la canna dell'amicizia si è prefissa l'obiettivo di migliorare la società migliorando se stessi. E il lavoro è una piacevole estensione del proprio io in cui ognuno trasforma il proprio impegno in risultati tangibili. Detto in modo più semplice, la maggior parte delle persone che ho conosciuto ha trovato il proprio lavoro ideale. Poco meno che una chimera albina dalle nostre parti. Perché tutto questo pippone trascendentale!? Perché oggi ho conosciuto uno dei miei idoli virtuali in carne e ossa. Non è un attore ne un cantante, anzi come il buon Mattia mi faceva notare mentre parla del suo nuovo prodotto è un po' un paraculo. Ma questo non gli toglie nemmeno un briciolo di importanza. Oggi ho conosciuto di persona a Martin Varsavsky. Martin è un imprenditore argentino che ha fondato diverse aziende che seguo da tempo, come Fon, Jazztell e Ya.com. Specialmente la prima, Fon, mi è sembrata una rivoluzione nel momento in cui nacque e ancora oggi la credo parte di una bellissima idea di business. La presentazione di oggi era di un nuovo prodotto, Gramofon, che è in fase di funding su Kickstarter. E' un device per collegare un vecchio apparato stereo analogico alla cloud, per capirci serve a collegare spotify con l'impiantone di casa e comandarlo tramite social app. Bella presentazione, bello il prodotto, bell'ambiente. Ma parlare con Martin a fine presentazione è stata un'esperienza che merita la pena di essere scritta qui prima di andare a dormire. Mai che domani mi svegliassi e pensassi di averlo sognato. A volte penso come sarebbe parlare con le persone che ho in alta stima. Mi piacerebbe fare due chiacchiere con Obama, con Totti, con Shinzō Abe, con Calle13, con Elon Musk, con John Locke.. e chissà quanti di loro realmente mi farebbero cadere un mito. Chissà se nella realtà sono solo persone qualunque, magari noiose, magari mediocri, magari addirittura spocchiosi. Ma non è il caso di Martin. Mi sono presentato, abbiamo parlato in spagnolo e inglese, entrambi sentendoci a nostro agio con entrambe le lingue. Viva lo Spanglish. Mi ha chiesto se conoscevo a Paolo Bertoluzzo. Non di persona, ma in qualche modo era il capo del capo del capo del capo del mio capo fino a poco fa. Quindi diciamo pure di si. Mi ha raccontato la più grande soffiata della storia della mia vita. Così su due piedi. Ho controllato su Internet e nessuno ne sa assolutamente niente. Sono rimasto di stucco. Come reagisci a un importante sconosciuto che ti racconta su due piedi un segreto mondiale!? Poi il product manager che è in me gli ha chiesto un paio di cose sul design del prodotto, sull'usabilità. Mi sono lasciato convincere velocemente. Mi ha ringraziato per le domande. E mi ha detto di scrivergli, onestamente, alla sua mail personale. L'ho appena fatto. Mi immagino che riceva centinaia di mail fuffa al giorno, quindi ho evitato di scriverne una anch'io. Oltre alle mail fuffa, mi immagino che riceverà dozzine di mail di richieste. E probabilmente decine di mail di lamentela. Io gli ho semplicemente offerto il mio aiuto nel caso ne avesse bisogno. Disinteressato. Sul serio. E' una bellissima cosa che ho imparato qui, che il modo più elegante di chiudere una mail è offrire una mano. Uno non sa mai in che modo possa aiutare il prossimo, della stessa forma con la quale non si sa mai chi può essere lo sconosciuto che ci aiuterà nel momento meno immaginato. L'importante è farlo davvero senza doppi fini. ![]() Buoni propositi per il decennio che verràDomenica, 2 marzo 2014
Sono un po' in ritardo sulla tabella di marcia per fare solo adesso una lista dei buoni propositi per quest'anno. In fondo è già iniziato da un pezzo, siamo quasi a marzo, il che significa che stiamo per arrivare al..
..panico! Sì, fra praticamente una settimana compio trent'anni. L'ho scritto in lettere perché se uso i numeri mi prende male. TRENTA. Cazzo. I trentenni erano gente vecchia fino a poco fa, e il semplice fatto che ora essere quarantenne mi sembra sinonimo di giovane vuol dire che un sacco di cose sono cambiate. Iniziano dal mio punto di vista sull'età anagrafica. Immagino che fra altri trentanni mi continerò a sentire giovane. In fondo se i miei che ormai ne hanno sessanta sembrano due bambini.. Quindi respiriamo profondo e prepariamoci per questo salto di decina. In fondo ho vissuto a cavallo di due millenni, ho superato il millennium bug e il periodo in cui gli Hansom andavano di moda, quindi il peggio è già alle spalle. Ma da bravo uomo non mi guardo alle spalle, il passato è passato, la vita è quello che sta davanti. Quindi iniziamo a cercare di capire cosa succederà nel decennio che mi caratterizzerà per essere un TRENTENNE. Dieci anni sono lunghi, quindi la maggior parte delle cose che ora immagino come possibili/probabili saranno invece delle grandi minchiate fra meno di due mesi. Ma ci provo lo stesso. 2014. Iniziamo dalle cose semplici, il 2014 è appena iniziato ed è facile fare previsioni. Ma mi posso sbagliare anche qui. Però visto che tutte le mie speranze e illusioni sono a corto termine, tocco ferro visto mai che mi portassi sfiga da solo. Inizio da domani. Domani comincio un corso di crucco. Ne avevo iniziato un altro a novembre ma avevo lasciato perdere dopo un mese, probabilmente per colpa della professoressa che non sapeva scrivere correttamente delle parole semplici alla lavagna. Voglio dire, se io mi sbaglio a scrivere una parola in un email mi arriva una mazzata dal mio capo. E mi sembra giusto. E mi sembra giusto anche se l'email è in spagnolo o in inglese. Quindi se una prof di tedesco commette un errore di ortografia allo scrivere Bordsteinschwalbe proprio non ci siamo. PS: non cercate la traduzione su google, il colpevole è come sempre Felix. ![]() Sempre in questo bellissimo 2014 mi piacerebbe rimanere a Berlino e iniziare uno splendido lavoro con le contropalle. La strada sembra spianata, ma se parlassi crucco sarebbe molto più facile. Anyway, spero machi poco. Una bella vacanza in america. 2015. Spero che il mio balcone sia finalmente pronto. Ad oggi, c'è una bellissima incompiuta dietro casa mia, che contiene tra le altre cose anche il mio balcone. 20mq, mica scherzi. Ma i lavori sono bloccati, e onestamente non so nemmeno perché. Mi piacerebbe che l'anno prossimo riuscissero a completarlo, magari si riesce a fare una bella stagione di barbecue e piantare due peperoncini all'aria aperta. Anche il panorama non è niente male, con la Wassarturm proprio davanti. 2016. Le cose qui iniziano a farsi complicate. Se non so cosa succederà domani pomeriggio come posso immaginarmi il 2016? Mmmm l'Italia si gioca l'Europeo, ci sono anche le olimpiadi. Magari è la volta buona che partiamo per una settimanella in Asia? O magari restiamo a casa perché abbiamo un figlio a cui badare? 2017. Termina in 17, mi sa che porta un po' sfiga. Meglio non fare piani. 2018. Sarà l'anno buono in cui mi compro finalmente una macchina? Anche se a dire la verità una già ce l'ho. O magari le auto già voleranno o la gente si teletrasporterà? Bah, al massimo mi sa che avrá un cavetto iPod. 2019. Il 2016 vorrà dire che avrò 35 anni. Sembra poco, ma da dati statici è l'età in cui i grandi artisti compiono la loro opera maestra e i grandi scienziati presentano la ricerca che li porterà al Nobel. Riceverò mai un Nobel, un grammy, un Oscar, un Telegattone? Ne dubito. Ma se devo fare qualcosa di importante fra soli 5 anni è meglio che inizio a muovermi. 2020. Che anno strano. Doppia cifra, doppio casino. Ho come l'impressione che sarà l'anno di qualche svolta epocale. Nel 2010 quasi mi sposo (grazie ancora al consolato italiano in Spagna per mandarmi a puttane il matrimonio, vi auguro una lunga vita ricca di cagarella ogni 5 minuti), quindi mi aspetto che il 2020 mi riservi qualche tipo di cambio epocale equiparabile. Mi arruolerò nella legione straniera? Parterò per lo spazio? Mollerò una promettente carriera da ingegnere gestionale per diventare pompiere? Adotterò una marmotta albina? 2021. Dieci anni di matrimonio con la donna più bella del mondo. Spenderò ogni giorno di quest'anno a ricordarle quanto la amo. Questo vale anche per tutti gli anni precedenti e successivi. 2022. Fra 8 anni. Se guardo indietro e penso a che cavolo stavo combinando otto anni fa, mi viene da ridere. Stavo partendo per l'Erasmus, dove avrei conosciuto a Yasi e la mia vita sarebbe migliorata in modi decisamente impossibili da prevedere. Nello stesso momento la Apple stava lavorando al primo iPhone. Per competere con un anno del genere dovranno resuscitare i dinosauri, scoprire gli alieni (buoni) e inventare il teletrasporto. Magari già che ci siamo anche una lavatrice che ti stira le camicie mentre le lava. 2023. Fra nove anni avrò la mia barca, la mia piantiagione di peperoncini e una bella vigna di Lacrima. 2024. Fra dieci anni. Ne avrò QUARANTA. Cazzo. Allora si che potrò iniziare a sentirmi un po' vecchio. Anche se probabilmente mi sentirò più giovane di adesso. Vista la genetica dei miei parenti più stretti spero che avrò ancora tutti i capelli in testa, niente maniglie dell'amore, pressione leggermente bassa ma niente di preoccupante, fisico in forma. Magari un'occhiatina alla prostata che non si sa mai. Per il resto chissà. So solo che continerò a parlarne qui, come se il tempo non passasse mai. A proposito, per chi si lamenta che non scrivo più e non mi faccio vivo ho una scusa. Come tutte le scuse non è niente di che, però spiega perché sto scrivendo meno. Semplicemente lo sto facendo in un'altra lingua. E un po' più professionalmente. E' un progettino che mi tiene occupato in questi primi mesi a Berlino. Si chiama The Coffee Route e questo è il link: thecoffeeroute.com E' tutto in inglese, quindi anima in pace per chi non lo legge. Magari è la volta buona di fare un bel corso.. no? Il titolo tradotto in Italiano è "la via del caffè". Simile alla via delle spezie o alla via della seta, che il povero Marco Polo si è fatto avanti e indietro. Nel mio caso non è una via reale, è una via trascendentale che percorrono tutti i project manager tra un caffé e l'altro. E come il buon Marcone Polo ci insegna, il viaggio è quello che ci fa crescere e migliorare, non tanto la meta in sé. Buon viaggio a tutti. Lettera aperta a Gino Paoli e a tutta la SIAEGiovedì, 6 febbraio 2014
Ieri pomeriggio mi sono imbattuto in una notizia fastidiosa. Stavo andavo a recuperare la mia signora al lavoro e mentre passeggiavo non curante tra la gente di Berlino stavo sfogliando velocemente le notizie del giorno sul telefono. Ed ecco, che grazie al mio Stefa di fiducia, scopro che in Italia stava per passare un po' in sordina l'ennesima truffa pianificata a tavolino.
La prima sensazione è sempre quella di riderci su, abituati come siamo a tanto marcio, che differenza vuoi che faccia un po' di lercio in più? La fa eccome. Non c'è proprio niente da ridere. Ma se in generale qualsiasi nefandezza perpetuata nei corridoi bui del nostro parlamento mi fa sentire un po' meno orgoglioso di essere Italiano, questa in particolare mi fa girare le palle. Non solo come Italiano ma anche come professionista. Ma andiamo con ordine. La vicenda è la fantomatica tassa sul telefonino. Così ribattezzata da qualche giornalista per dare un volto a una porcata che va ben oltre la telefonia. E sempre per essere precisi, non è una nuova legge, ma una specie di aumento a una porcata del 2009 che però era scaduta l'anno scorso. Quindi nel momento di estenderne la durata hanno pensato legittimamente di aumentarne il gettito. In cosa consiste? E' il decreto ministeriale Ministero dei Beni Culturali del 30 dicembre 2009 relativo alla "Determinazione del compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi ai sensi dell'art. 71-septies della legge 22 aprile 1941, n. 633". Premesso che chiunque deliberi un decreto ministeriale il 30 dicembre mi puzza già di malafede, in questo caso stiamo parlando seriamente di incostituzionalità massima. In soldoni il decreto stabilisce che ogni volta che compriamo un oggetto che contenga una memoria informatica (computer, telefoni, tablet, hard disk, chiavette USB, memory card per la macchina fotografica eccetera), l'acquirente deve pagare una tassa proporzionale alla capacità di memoria dell'oggetto comprato. Ci può anche stare direbbero alcuni, in fondo le accise sulla benzina le paghiamo e punto. Infatti ci potrebbe anche stare, se non fosse che il problema sta sulla destinazione di queste tasse. Lo scopo ufficiale di questa tassa è riempire le casse della SIAE (Società Italian degli Autori ed Editori) che altrimenti sarebbero penalizzate dall'uso illegale che potrei fare del dispositivo dotato di memoria. Mi ci è voluta una buona dose di fede nella Madonna di Loreto per non pensare che questa gente sia completamente scema. O peggio, che ci riescano a prendere per il culo in questo modo così sfacciato. Ci ho anche dovuto dormire su una notte perché se avessi scritto questo post ieri sera sarebbe stato pieno di insulti e maledizioni e non sarei riuscito a esprimere correttamente il mio sdegno. Quindi partiamo dalla sostanza, per poi arrivare al modo, che è la cosa che più mi infastidisce come professionista. La sostanza è la seguente: ogni volta che si compra un affare tecnologico, visto che ormai tutti contengono una memoria, dobbiamo pagare il prezzo del dispositivo, l'IVA al 22% e un ulteriore tassa. Ad oggi era relativamente piccola ma con il "balzello" potrebbe crescere del 500%. Quindi indipendentemente dall'uso che ne facciamo del nostro dispositivo elettronico dobbiamo pagare dei soldi alla SIAE. Anche se il telefono lo usi per chiamare e il tablet per giocare e il pc per mandare mail, devi pagare la SIAE. Ricordo che la sia non lavora ne con la telefonica, ne con i videogames, ne con le mail di lavoro. Però allora perché gli stiamo dando dei soldi? Perché in questo modo loro si tutelano dal fatto che qualcuno potrebbe star scaricando della musica illegalmente. Parole come "qualcuno" e il condizionale di "potrebbe" mi fanno venire i brividi. E qui entra in gioco l'incostuzionalità. Perché la SIAE e chi vuoi che abbia scritto, firmato e votato questa legge, sta dando per buona la tesi che siamo tutti potenziali pirati informatici che scaricano musica senza pagarne i dirittti a chi di dovere. Non importa se tu ed io stiamo comprando musica di forma illegale o non ce ne frega men che meno di musica, siccome "potremmo" farlo, siamo dichiarati colpevoli. Proprio per quella storia di innocente fino prova contraria. E la forma qual'è? La forma è ancora peggio che la sostanza. E qui mi rivolgo direttamente a Gino Paoli, famoso per Sapore di Mare e per essere l'attuale presidente della SIAE. Stiamo tutti pagando la SIAE perché questi poveracci non sono in grado di fare il loro lavoro. Sono degli incompetenti. Basicamente stiamo facendo tutti una mega colletta gigante perché questi qua non sono capaci di dar forma al loro business. E qui mi incazzo come professionista. In questo momento io sto pagando non solo l'IVA per comprare il dispositivo, ma anche un abbonamento a un servizio, Spotify, che per 9.90€ al mese mi permette di ascoltare tutta la musica che mi pare. Ci pensano loro a pagare gli artisti, inoltre è decisamente comodo. Quindi sono più che a posto con la coscienza. Sto facendo le cose ad opera d'arte. Però devo comunque pagare Gino Paoli con questa idiozia di tassa con la scusa che da qualche nel mondo c'è un quattordicenne che si sta scaricando delle canzoni senza pagare l'autore. Occhio però, che il fatto che stiamo pagando la tassa non trasforma il download di canzoni in una pratica legale, la SIAE sta continua nella sua lotta per far passare un adolescente per un delinquente solo perchè si scarica un paio di canzoni. Ora, se io creo una macchina senza chiavi, completamente aperta e chi si mette in moto spingendo un pulsante, ci sarebbe un furto ogni 2 minuti. Quindi si vuoi comprare una macchina nuova, fai attenzione al fatto che si possa chiudere. Problema risolto. Il mondo della musica è diverso per Natura. La musica sta nell'aria, è una serie di onde sonore. Chiunque può riprodurla e ascoltarla. E questo è un bel vantaggio, perché non c'è bisogno di un impianto produttivo, centinaia di operati e materie prime costose. Bastano una chitarra e quattro amici al bar ed ecco che Gino compone un hit che gli garantisce una pensione d'oro. Ed è andata di lusso per decenni. Poi però le cose si sono complicate (per loro) e diventate molto più semplici per gli utenti. Con l'avanzare della tecnologia condividere e copiare musica è diventato quasi banale. Rimaveno due strade da percorrere. La prima era complicata e costosa, e richiedeva una freschezza mentale che superati i 50 anni diventa difficile da digerire. Significava riscrivere le regole del business, per adattarlo al nuovo mondo che si era venuto a creare con la tecnologia digitale. Ci sono infiniti esempi di cantanti che oggi sono ricchi per aver saputo cavalcare quest'onda. Però c'è anche un'altra strada, decisamente più semplice e comoda, che io chiamerei "negare la modernità". Usando quelle coonoscenza importanti tra le fila dei politici nostrani, conquistate con anni e anni di favori e controfavori, ecco che questa gente si sveglia paladini del vecchio e blocco sovietico contro la tecnologia. Da bravi nostalgici degli anni 60, la gente dovrebbe continuare a comprare CD (o meglio ancora dischi di vinile) e pagare 40 euro per ascoltare 10 canzoni. Io un cd non saprei nemmeno dove mettermelo (mi ricorda vagamente un freesbee) visto che ascolto la musica solo attraverso il telefono, il pc e in streaming direttametne dagli altoparlanti della sala. Quindi per chiunque sia nato dopo il 1990 musica significa solamente internet. E purtroppo in un paese come l'Italia, dove qualsiasi lobby conta più del resto dei 60 milioni di cittadini, queste cose possono succedere. Un Gino Paoli di turno può credere di aver fregato il sistema, di essere riuscito a riportarci tutti indietro di 50 anni. Ma come dice il buon David Bravo, un famoso avvocato spagnolo difensore della libertà di internet, è come provare a tappare un colabrodo con un dito. Non solo non si ferma il flusso d'acqua, ma anzi si fa più forte negli altri buchi che rimangono. Ti lascio con questa perla Gino, per consolarti quando il tuo castello di carte ti crollerà addosso e non capirai come sia potuto succedere. Spero tu tenga una vita lunga e piena di salute, così da poter vedere come si trasforma il mondo davanti ai tuoi occhi. Vedrai come il possesso della musica si trasformerà nella sua massima condivisione. Vedrai il giorno in cui gli artisti pagheranno perché il pubblico ascolti le loro canzoni (sta già succedendo, anche se non lo vuoi vedere). Vedrai sorgere biblioteche online della musica, proprio tu che sei riuscito insieme a molti altri a non far mai arrivare proprio la musica nelle care vecchie biblioteche. Ora che ci penso, avete fatto più danno all'umianità che una piaga biblica. Se in tutte le città del mondo le biblioteche sono sempre state il centro della cultura e del sapere, gratis e disponibile a tutti, voi con la vostra arroganza siete riusciti a non far mai creare una bibliotecha della musica. Esistono cineteche (si chiamano così?) con film del mondo, ma per la musica no. Quella va pagata per essere ascoltata, che altrimenti i nostri cantanti muoiono di fame. Se solo aveste imparato a credere nella condivisione prima che nella triste avarizia, il mondo sarebbe più libero ed evoluto. Ci vorrà ancora un po', ma ti auguro veramente di essere qui per vederlo. Buon ascolto. Agitato, non mescolatoMercoledì, 25 dicembre 2013
Quest'anno a giudicare dalla generosità di Babbo Natale devo essere stato decisamente buono. Non so se crederci sul serio o fare finta che Babbo Natale abbia voluto chiudere un occhio sul mio comportamento, ma transeat. L'importante è il risultato.
E il risultato è che da oggi mi posso auto-dichiarare re incontrastato dei barman semi-professionisti. Ok, magari suona meglio cavaliere bardato dello shaker d'argento. No, no, non ci siamo. Mi auto-proclamo Padre fondatore della cocktelologia applicata. Insomma, Babbo Natales mi ha portato uno shaker, uno spremiagrumi manuale, un pestatore e una serie infinita di calici/bicchieri da longdrink/bicchieri da martini per sfogare la mia nuova passione per l'alcolismo di classe. Basta rum e cocacola (scherzo), da domani si inizia con Manhattan e Cosmopolitan. Se Hemingway si dice abbia inventato il Mojito e il Daiquiri, io posso fare decisamente di meglio. Magari con l'aiuto di qualche assaggiatore professionista, che altrimenti mi gioco il fegato in tenera età. Ecco, apro ora il job posting: AAA futuro alcolizzato cercasi. Contratto a progetto senza speranza di diventare indeterminato e assolutamente niente contributi sanitari. Le tartine e i salatini ve li portate da casa. Ma oltre a pensare a quale tipo di rhum usare per smorzare il carattere dolce del Mai Tai, una riflessione va a tutti quelli che quest'anno (e magari anche gli anni passati) hanno ricevuto regali del cazzo. Voglio dire, è capitato a tutti, ma c'è gente che per qualche strana ragione riceve sempre e solo regali inutilmente fastidiosi. Oltre al mio supporto, voglio darvi io un regalo soddisfacente quest'anno. Si tratta di un semplice consiglio, ma se volete lo impacchetto e lo lascio sotto all'albero. E' una specie di pozione magica, o forse più semplicemente un rimedio contro il malocchio. Prendete il regalo più inaspettatamente sfigato di quest'anno. Deve essere qualcosa che rappresenta le cose che meno vi interessano al mondo e che qualcuno ha pensato saggiamente di regalarvi quest'anno. Non vale usare i classici calzini di lana, che alla fine sono sempre utili alla prima nevicata, deve essere qualcosa di veramente agghiacciante. Insomma la maglia di Di Canio se siete della Roma, un abbonamento a Donne e Motori se siete Hispter o un kit per la tosatura della barba secondo la tradizione popolare afgana se non siete Hispter. Non buttatelo. Non riciclatelo. Non dategli fuoco. Tenetelo da una parte, fino al prossimo novembre 2014. A quel punto aprite quel cassetto dimenticato, tirate fuori il regalo indemoniato e cercate di rivivere la sensazione che avete sperimentato mentre aprivate quel pacchetto maledetto. Odio, rabbia, frustrazione, rammarico, tutto insieme, di nuovo. Bene, siamo a metà opera. Una volta somatizzate tutte queste emozioni negative, datevi da fare con carta e penna (o un iPad che fa più figo) e cercate invece di pensare a qualcosa che veramente vi piace. Non è difficile, tutti abbiamo qualche tipo di interesse già sviluppato o che ci piacerebbe iniziare. Imparare ad andare in kitesurf? Finalmente avere una serie di cravatte in sintonia con la nostra statura morale? Giardinaggio di peperoncini mortalmente piccanti? Bene. Vi verrà una voglia innata di aprire amazon e comprare di tutto su due piedi. Non fatelo. Scrivete o prendete nota di tutto quello che vi interessa, serve, piacerebbe comprare. Eliminate tutto ciò che sia sotto i 2 euro e sopra i 200. Tutto il resto è potenzialmente un fantastico regalo che qualcuno potrebbe farvi per Natale. Ora inizia la parte più importante: fate sapere a tutti cosa vi piacerebbe veramente ricevere per Natale. Sapete benissimo che anche fare un regalo può essere una bella rottura se non si sa cosa può piacere al diretto interessato. Bene, più pensone sanno cosa vi piace e vorreste ricevere meglio è per tutti. Chicca finale, se riuscite a fare in modo che non si sovrappongano i regali e che ognuno si prenda in carico il regalo giusto, perfezione. Importante, meglio ricordare che l'abbonamento al poligono di tiro non è un regalo che vorrebbe farvi vostra madre. Non c'è bisogno di ringraziarmi per questo regalo. Ma se vi interessa scroccare un Vodka Martini, agitato non mescolato, sapete dove trovarmi. Il paracaduteLunedì, 9 dicembre 2013
Il paracadute è una cosa bellissima.
E' un intricato sistema di quadranti di nylon o kevlar (nei bei tempi andati semplice seta) il cui scopo è semplice quanto fantastico. Spenzolare a mezz'aria. Non volare, per quello servono sistemi più complessi, con propulsore e sistema di manovra avanzati. Spenzolare e cadere dolcemente verso terra. Ok, dolcemente si fa per dire, ogni tanto qualche bella culata ci sta, me che ci vuoi fare, fa parte del gioco. Diciamo che la culata è un piccolo prezzo per la libertà estrema di essere dove solo i rapaci si avventurano, così soli in uno spazio gigante da sentirsi nudi all'ennesima potenza. Libertà estrema. Ma prima di diventare un bellissimo sport, il paracadute è stato inventato per salvarsi il culo. E' un'evoluzione naturale. L'uomo non si sarebbe mai avventurato in mare senza un canotto o una qualsiasi tipo di zattera rudimentale. Allo stesso modo nessuno era così pazzo da salire su un aereo senza penare a come salvarsi il didietro in caso di problema. Già, ma nei voli di linea di oggi, il paracadute non c'è. Bel controsenso. A mio modesto avviso da ingegnere, qualche vita si sarebbe potuta salvare sviluppando aerei fatti in modo che in caso di avaria fosse possibile saltare fuori. Anche il paracadute andrebbe ridisegnato per essere facilmente indossabile e utilizzabile anche da nonne e bambini. Cosa che ad oggi non è. Purtroppo invece l'aeronautica commerciale ha preso un'altra strada, che ci vuoi fare. Ma come sarebbe in teoria un incidente aereo se tutti avessero un paracadute? Sarebbe bello vederlo. Bé il video qui sotto è per gli scettici. Ovviamente è un caso estremo di due aerei pieni di paracadutisti che hanno colliso in aria. Risultato? Un aereo schiantato, uno atterrato e undici tra paracadutisti e due piloti felicemente atterrati senza nemmeno un osso rotto. Vale la pena vederlo un paio di volte. Tra parentesi, il pilota che è riuscito a far atterrare il suo aereo dopo uno schianto del genere in aria ha le palle di ferro battuto. Però come in tutte le cose c'è un però. Il però sono i favolosi "paracadutisti della domenica". Non che ci sia niente di male a praticare uno sport in forma amatoriale, ma cazzo visto che le ossa sono le tue stai un minimo attento. Una delle cose che mi sono sempre chiesto è "quanto può andare male qualcosa?". Parecchio. Soprattutto se il paracadutista della domenica è un basejumper che si ritrova con mezzo giro di avvitamento di fronte a un bel muro di roccia. Risultato (anche qui tutto da vedere) sono una frattura vertebrale, slogatura di schiena, polso e mano, qualche punto di sutura e lividi più o meno ovunque. Il che significa che è vivo, in qualche modo. Black TuesdayMercoledì, 27 novembre 2013
Sarà che è quasi natale, che si avvicina il freddo polare (anzi mi sa che quello è già arrivato) e che fra un paio di giorni spenderò un sacco di soldi in regali di Natale.. ma ieri è stato un giorno piuttosto surreale. Non che ci siano altre concause, o forse sì, chissà, ma sta di fatto che se i problemi non si possono risolvere si riesce comunque a annacquarli nel Glühwein. Parolone crucco per indicare il vin brulé, mica niente di strano.
Quindi in un clima mistico di semi privazione della coscienza non poteva non mancare il momento assurdo della serata. Seduto di fianco a noi nell'unico bar ancora aperto a mezzanotte in tutto il centro di Berlino, ecco uno dei più carismatici vampiri di "Dal Tramonto all'Alba" di Tarantino. Dico sul serio. Ho scoperto grazie a google images che si chiama Tom Savini e questa è la sua splendida faccia. ![]() Ora, siamo tutti d'accordo che una faccia del genere non si scorda facilmente. E soprattutto è difficile da confondere con uno che si assomigli, perché spero per tutti gli altri che non esistano molti sosia di questo tipo. Bene la prova del nove è stata la classica ragazzata del chiamare in voce alta "TOM!" facendo finta di niente e guarda un po', il mio Tom si è girato. Sono sicuro che fosse lui, probabilmente adescando la sua ultima vittima sacrificale della serata. Detto ciò, caro Tom, bentrovato a Berlino! Mi sto facendo vecchioSabato, 16 novembre 2013
Prima o poi sarebbe un giorno come questo sarebbe arrivato. Me lo immaginavo, c'è chi lo chiama karma, chi destino, chi pena del contrappasso. Sta di fatto che ieri ero quasi contento all'idea che i miei vicini del piano di sotto avessero montato una festa di compleanno in casa in pieno stile. Voglio dire, in fondo nella mia carriera di festeggiamenti esagerati e sregolati posso vantare qualche medaglia, quindi ben venga che il resto del mondo faccia altrettanto. E poi, diciamocelo, in un quartiere molto tranquillo e familiare come questo, mi aspettavo una specie di rimpatriata tra amici, due bicchieri di buon vino, un po' di blues di classe..
Mi sbagliavo. E mi sbagliavo di parecchio. Ma tanté che i simpaticoni avevano anche attaccato un foglietto dentro al portone per avvisare della festa, e si scusavano per il passaggio di invitati che sarebbe uscito al cortile per fumare. Tutto sommato onesto no? Con l'occasione io e Yasi abbiamo anche scritto una nota per fare gli auguri al festeggiato. L'idea non era quella di farsi invitare alla festa, ma detto tra noi, non mi sarebbe dispiaciuto riceve l'invito. Mi sarebbe sembrato un gesto elegante. Ma niente invito. Sorvoliamo. Inizia ad arrivare gente verso sera, non ci badiamo su più di tanto visto che Yasi è imbottita di medicine e decidiamo stare in casa per far passare il mal di gola + febbre prima che si trasformi in una influenza in tutti gli effetti. Ordiniamo una pizza, vediamo un po' di puntate di un telefilm che stiamo seguendo su internet e la notte scorre tranquilla. In sottofondo un subwoofer piuttosto fastidioso, ma che ci vuoi fare, sono ragazzi. Risorvoliamo. Nel frattempo le ore passano, noi andiamo avanti a vedere episodio su episodio, fino a che non crolliamo esausti. Sono le tre. Questi maledetti vanno avanti con un mix di Techno-House piuttosto scadente. Alle 3 della mattina. Ma che cazzo, non è ora di andare a una discoteca? A un club? Affanculo? Va bene che non sono uno stinco di santo, ma in tutti i paesi in cui ho montato una festa del genere, hanno sempre minacciato di chiamare la polizia molto prima delle 3. E a volte è pure arrivata. Ma sarà il freddo, sarà che il DJ l'avevano già pagato (poco, vista la qualità) ma questi vanno avanti imperterriti. Mi inizio a scaldare e nella mia mente girano decine di scenari in cui scendo al piano di sotto e metto tutto a soqquadro. Gli scenari sono del tipo "busso la porta, guardo con fare scocciato il proprietario e gli intimo di uscire di casa immediatamente prima che ci siano conseguenze" oppure "inizio a prendere a pugni la porta, e al primo che apre gli urlo in faccia che se non escono immediatamente inizio a spaccare tutto (nella mia testa sono vestito da squatter)" verso un più gentleman "ciao ragazzi, come va la serata? posso unirmi alla festa? E senza aspettare il permesso entro, vado al quadro elettrico e tiro giù l'interruttore generale. A quale punto, quando la musica si spegne improvvisamente inizio a gridare di uscire brutti bastardi di merda". Yasi mi intima di stare buono e così lascio passare. Penso di essere riuscito ad addormentarmi verso le 4, ma la musica era ancora accesa. Ma a quel punto, mentre mi rigiravo nel letto pensando al miglior modo di sgretolargli la festa tra le mani, mi chiedevo: perché sono così arrabbiato? Perché non posso dormire, perché non mi hanno invitato o perché mi sento vecchio e sono più interessato a mandare a cagare questi bastardi piuttosto che invidiarli per la festa? Spaventato dalla possibilità di rispondere a questa domanda, il mio cervello è andato in KO e sono finalmente riuscito a dormire. Quando tutto va per il verso giustoMercoledì, 13 novembre 2013
Ogni tanto bisogna festeggiare e punto. Anche se ancora non c'è nessun progresso, nessuna news, nessun cambiamento.
Però è una bella giornata, e come tale va festeggiata. Come solo Jean Claude Van Damme sa farlo. Ho pagato il mio primo canone rai crucco!Venerdì, 18 ottobre 2013
Caro diario, oggi ho pagato il canone rai tedesco.
Sono riuscito a non pagarlo per due anni a Milano, perché realmente NON avevo una tele. Come non ce l'avevo nemmeno a Las Palmas e pensavo non avercela nemmeno qui. Anche perché se l'accendessi non capirei una mazza di quello che dicono. Ma da bravi ed efficienti crucchi ovviamente non gliene frega una mazza che io abbia o meno una tele, una radio o un qualsiasi mezzo di comunicazione di massa. Se c'è da pagare, si paga. E qui viene la parte carina. Per la prima volta nella mia corta esperienza di pagatore di tasse, sono stato quasi contento di farlo. Mi spiego meglio, perché detta così sembro scemo. Sta di fatto che qualche settimana fa mi è arrivata a casa una letterina che diceva cose strane, tipo scritte in tedesco. Venivano un sacco di campi da compilare e diceva non so cosa di RadioVundersbücekn. Da bravo ignorante, ho pensato che fosse pubblicità e ho cestinato tutto. Ma i crucchi non demordono e mi hanno inviato l'altro ieri un'altra lettera, che diceva esattamente le stesse cose, ma con un giro di parole cercavano di farmi capire di non cestinare la lettera un'altra volta. In pratica spiegava che non avevano ancora ricevuto i dettagli del mio conto corrente, che a loro risultava che non glieli avevo mandati, ma che se per caso un altro coinquilino/familiare se ne era già fatto carico era sufficiente informare l'ufficio delle imposte del codice del pagamento. La lettera era tappezzata di grazie e di una cortesia estrema. Ma la cosa che più mi ha scioccato non era tanto la forma, quanto le possibilità che mi offrivano. Innanzi tutto, il fatto che sapevano che fossi in Germania da poco e che era normale che ancora non avevo pagato. Sembra banale ma hanno fatto un incrocio tra la mia richiesta di residenza e la validità della tassa. Inoltre non hanno scritto a Yasi ma solo a me, in quanto entrami siamo residenti nello stesso domicilio e risultiamo sposati (tra l'altro si sono fidati sulla parola, non c'è stato bisogno di nessun certificato di matrimonio tradotto e bollato dalla santa sede). Poi lo stupore è stato scoprire che invece di affrancare e spedire la lettera che veniva allegata, bastava collegarsi a un sito, inserire il codice personale (scritto e ripetuto ovunque) e in 4 minuti e un po' di google translate sono riuscito a fare il tutto. Tutto in due semplici passaggi e due click. Mi ha fatto anche stranissimo che il design della pagina fosse piuttosto moderno, con una font curiosa (Titillium) e un piacevole azzurrino oltremare. Inoltre ho potuto decidere se pagare annualmente, semestralmente, trimestralmente o mensilmente le rate della tassa. Ora, non dico che i crucchini siano perfetti ne molto meno, ma cazzo ci vuole così tanto a mettere in piedi un sito che ti riconosce e ti fa pagare le tasse da casa senza tante storie? Poi ci lamentiamo dell'evasione fiscale. Semplifichiamo la vita ai comuni mortali che le tasse le vogliono pagare (si fa per dire), così poi è pure più facile andare a pescare quelli che a pagarle non ci pensano proprio. Piccola nota a fine pagina: se uno in Germania non ha un conto tedesco è spacciato. Tutte le transazioni ufficiali si fanno in conto corrente. IBAN, BIC e punto. Quindi se qualcuno sta pensando di trasferirsi questo è un must sin dal primo giorno. Altra cosa simpatica: nella maggior parte dei centri commerciali non accettano le carte di credito classiche (VISA, Mastercard) ma solo il loro Bancomat, chiamto EC Karte. Ovviamente te la danno solo se hai un conto tedesco! Senza questo bancomat ci si può scordare di fare la spesa da IKEA, Saturn, Mediaworld, mezzi pubblici ecc. Sotto il muroSabato, 12 ottobre 2013
Oggi sono stato sotto il muro. O forse dovrei scrivere il Muro, visto che non sono stato sotto a un muro qualsiasi, ma sotto quel Muro così famoso che non c'è bisogno di spiegare che muro, basta dire il Muro. Ancora non ho capito perché si chiama così. Voglio dire, il mio tedesco è pari a zero. Non sono nemmeno al livello di Krucchi del Kazier che paflano Italliano molto malo, sono proprio nullo. Però sapevo che muro genericamente si dice Wall, come in inglese, mentre questo è Mauer. Bah.
Sta di fatto che prima di parlare del sotto muro devo fare un'autocritica. Mi sembra ingiusto verso me stesso che dato il tanto tempo a disposizione che mi ritrovo forzatamente ad avere non stia scrivendo una mazza su questa città. Malo Mazza, molto malo. Dunque, siamo andati con Yasi e due altre tipe a fare un tour guidato del sotto muro. Ad essere corretti era il tour che illustrava i tentativi di fuga dalla Berlino Est al versante occidentale. Ma prima di parlarne penso ci voglia una piccola (ma fors nemmeno tanto piccola) spolverata di storia contemporanea. Detto in due parole (per tutto il resto c'è la wikipedia) il casino è iniziato quando è finita la guerra mondiale. La seconda, ovviamente. Dunque, la parte a cui non siamo mai riusciti ad arrivare durante elementari/medie/superiori è cosa cavolo è successo una volta chiuse le ostilità. Provo a fare una timeline: - Fine del conflitto - Spartizione della Germania in quattro zone di controllo. La Germania occidentale controllata da Inglesi (nord-ovest), Francesi (sud-ovest) e Americani (tutto il resto) e la Germania orientale sotto l'influenza Sovietica. Se ho capito bene tutto ciò è stato deciso nella Conferenza di Postdam. - Berlino rimane un caso a sé. Teoricamente era in territorio Sovietico, ma visto che era la capitale e la città più grande e distrutta e bla bla decisero di spartirsela. Quindi anche se dentro al territorio controllato dai Soviet, Berlino ovest diventa come San Marino, territorio autonomo circondato dalla Germania Orientale. Questa Mappa spiega le cose meglio di qualsiasi descrizione: ![]() ![]() Un tema questo dell'isolamento di Berlino che di per sé risponde a molte domane alle quali io non riuscivo a dare risposta. Berlino Ovest era circondata dai Russi. Quindi non solo il Muro separava l'est dall'ovest, ma tutto intorno a Berlino Ovest c'era una dogana con tanto di frontiera armata. Poi ci sono un paio di eventi fondamentali. Infatti il Muro viene eretto solo nel 61, molto dopo la fine del conflitto. All'inizio sia Stalin e poi il suo successore Nikita Khrushchev pensarono che il miglior modo per infastidire gli Americani era isolare Berlino Ovest del resto del mondo. Quindi tagliarono tutte le vie stradali e ferroviarie per arrivarci dalla Germani Ovest. Ma i Soviet sottovalutarono gli Alleati, i quali semplicemente iniziarono a usare i due aeroporti di Berlino, e costruirono la pista dell'attuale aeroporto di Tegel in 90 giorni (alla faccia!). Con tre aeroporti operativi e un C-54 atterrando ogni 9 minuti, i lavori di ricostruzione iniziarono in pompa magna. Così successe quello ci si poteva immaginare, seguendo la teoria dei vasi comunicanti. Berlino Est si stava svuotando e Berlino Ovest di stava riempiendo. Facile capire il perché: attraversando una strada si poteva abbandonare una città comunista in cui le prospettive per il futuro erano lavorare per il regime ed entrare in una città liberista, in piena ricostruzione e rivoluzione culturale. C'è da dire anche che i piani della Russia per la Germania Est erano tutt'altro che rosei: portarsi via le grande industrie e trasformarla in un paese agricolo per evitare che a qualche invasato tornasse in mente di "rifondare il partito". Ma i comunisti avevano un problema ancora più grande. Quelli che stavano lasciando il paese erano i giovani e gli intellettuali. Medici, ingegneri, manovalanza in salute che avevano possibilità di carriera all'estero. Lasciando in città anziani e gente improduttiva. Ovviamente i sovietici non ci misero molto a fare due più due e trovarono una semplice soluzione al problema: il Muro. Nella notte tra il 12 e il 13 di agosto del 1961 i Berlinesi si svegliarono con un muro che separava in due la città. Ma aspetta, chi ci crede che hanno costruito un muro di 1378 km in una notte senza che nessuno se ne accorgesse? Va bene che gli Americano erano riusciti a costruire un aeroporto in 90 giorni ma questi mica erano Mazinga! Infatti, il muro stesso ci mise anni a diventare quello che era alla fine della Guerra Fredda. Nell'agosto del '61 semplicemente chiusero le frontiere tra Berlino Est e Berlino Ovest passando una lunga stesa di filo spinato e militari a controllare ogni accesso. Nel frattempo qualche anno prima la parte alleata della Germania si era unificata sotto il nome di Repubblica Federale Tedesca BRD (con Bonn come capitale) e la parte Sovietica aveva preso il nome di Repubblica Democratica Tedesca GDR, ovviamente con Berlino Est come capitale. Ma basta un muretto di filo spinato a separare milioni di persone dal giorno alla notte? Sì e no. Sì, nel senso che basta e avanza se ci aggiungi che militari armati lo sorvegliavano giorno e notte pronti a fare fuoco su chiunque provasse a scavalcarlo. No, se consideriamo invece quali erano le motivazioni che spingevano i poveri crucchi a volerlo scavalcare. Famiglie separate, mariti divisi da mogli e figli, studenti lontani dall'università (a cui rimaneva solo il servizio militare obbligatorio di quattro anni), amori adolescenziali infranti sul più bello. L'amore, la forza più incredibile dell'universo, l'unica in grado di mettere a repentaglio la vita di migliaia di persone che negli anni hanno provato (e qualcuno riuscito) a passare dall'altra parte. Proprio come durante la guerra, con tutte le storie sul fascismo e antifascismo, una situazione del genere tira fuori il più umano delle persone. Le storie dei tentativi di fuga infatti sono da premio Oscar. Ce ne sono un paio che mi sono rimaste tremendamente impresse. La prima è la storia di questa foto. Risulta che prima che il muro fosse funzionante al 100%, questo passava proprio di fianco ad alcune case. Pertanto i Tedeschi Orientali avevano bloccato i portoni alle case (che davano su Berlino Ovest) e obbligavano la gente ad entrare dal retro delle case o dai cortili interni. La storia di questa foto è quella di una signora di 77 anni che viveva proprio sopra il confine. La signora aveva un gatto. Un giorno, aiutata da pompieri di Berlino Ovest che l'aspettavano dall'altra parte con coperte per attutire la caduta decide di lanciarsi dalla finestra. Prima il gatto, che arriva indenne. Poi quando sta per lanciarsi, un vicino bastardo di merda la afferra per un braccio e prova a tirarla indietro "Zignora lei non va da nezzuna pafte". Ma dall'altra parte, un paio di studenti Occidentali la prendono le per le caviglie e iniziano a tirare verso il basso "Zignora non zi preoccupi, lei fiene con noi!". Tira e molla alla fine la poveraccia riescono a portarsela a terra e le ridanno il suo amato gatto. ![]() L'altra storia che mi ha ridato speranza nella razza umana è quella di una famiglia di campagna del nord di Berlino. Subito dopo la costruzione del muro, la gente iniziò a usare le vie più dirette per attraversarlo. La prima fu la metropolitana, nella quale si stima che riuscirono a fuggire quasi 200 persone. Poi fu il turno delle fogne, e qui quasi 300 scapparono all'altro lato. Ma quando i soviet riescono a bloccare completamente sia una che l'altra strada, non rimane altro rimedio che iniziare a scavare tunnel. Bella storia quella di questo signore di campagna. Praticamente succede che i vicini di casa, dei ragazzotti sulla ventina, scavano un tunnel nel quale riescono a scappare una trentina di persone del paese. Però anche se erano molto amici di questa coppia, nessuno li avvisa del piano per la fuga. E il motivo era che il tunnel era stretto e impervio, e che la moglie del tipo era piuttosto cicciotta e lui asmatico. Quindi piuttosto che rischiare la vita di tutti decidono di non avvisarli. Ma il signore, da bravo contadino non si lascia sopraffare dal rancore e gli fa alla moglie "Mollie, non ti pfeoccupafe, ti ci pofto io dall'altfa pafte!". E così il buon signore (che mi immagino con baffoni alla Bavarese) inizia a scavare il proprio tunnel. Ci mette un po' ma alla fine arriva a Berlino Ovest. Sta di fatto che quando arriva, vedono che il tunnel che ha costruito il tipo era alto un metro e settantacinque e largo più di mezzo metro. Il tunnerl più grande mai costruito per una fuga. Gli chiedono come mai avesse scavato un tunnel così grande rischiando di compromettere tutta la fuga e a quanto pare il tipo rispose semplicemente "Folefo che mia mollie entfazze in Gefmania a tezta alta". Un fenomeno. Detto tutto questo, manca la parte interattiva. Nella visita mi hanno fatto provare l'esperienza di aprire un tombino al buio cercando di non fare rumore. Due cose. La prima è che un tombino pesa come su puta madre. L'altra è che se già è un problema non da poco tirare su un disco di metallo da 72 chili, farlo lentamente e con prudenza per non fare rumore è un gran bel casino. Tanto di cappello a chi c'è riuscito per salvare la vita a decine di persone (che tra l'altro si facevano un viaggetto tra gli escrementi di Berlino per arrivare alla libertà). Mi è sembrata una grande lezione di umiltà più che di storia contemporanea. Mi hanno consigliato anche due film piuttosto interessanti sul tema. Uno è The lives of others, e l'altro è Goodbye Lenin. Ma come ogni buon incubo che si rispetti, anche questo è finito all'improvviso. In un giorno come tanti. RokkoSabato, 31 agosto 2013
Era il lontano 1989, io avevo 5 anni e ovviamente me ne fregavo di politica, però qualcuno giustamente ne parlava. Ma questa perla di video di Guzzanti, datato appunto 89, da i brividi per la previsione del futuro che ci sarebbe aspettato. Dategli un premio per il maggio visionario (o portasfiga!) della storia.
L'ingegnere turisticoDomenica, 25 agosto 2013
Quanto mi piace fare da cicerone nella mia propria città! Era così a Bologna, lo è stato a Las Palmas e anche a Milano. Nel suo piccolo soprattutto con Yasi anche in Ancona ho impersonato il ruolo della guida turistica, e con tanto di ombrellino e "gruppo vacanze Fantozzi" pronti per andare alla scoperta della città.
Ovviamente Berlino non è da meno, e anche se sono qui solo da poche settimane ho questa bellissima opportunità per portare a spasso i miei e alla mia suocera preferita. Fa un po' ridere, visto che in questi pochi giorni ho fatto di tutto meno che turismo, quindi è un po' una scoperta per tutti, me compreso. Nel giro turistico ovviamente non può mancare la casa nuova, tappa numero uno, e fonte di tanto orgoglio. E' stata un po' sudata, e ancora non siamo nemmeno all'inizio visto che dentro è spoglia come un albero d'inverno. Per ora c'è solo un frigorifero, e da ieri anche internet (più di quanto molti nerd possano chiedere). La seconda tappa del giro turistico era l'orso Maxi, ma ho appena scoperto che non è sopravvissuta al suo 27esimo compleanno. Proprio venerdì ci ha lasciato per andare a correre spensierata nel paradiso degli orsi, dove può rotolarsi nell'erba fra barattoli di miele e cestini da picnic. Maxi è stato il primo orso che ho visto in vita mia. E anche da molto vicino, visto che viveva in un parchetto aperto al pubblico e ci separava solo una piccola recinzione. Mi dispiace tantissimo, oltre ad essere un simbolo di Berlino era proprio un animale al quale mi ero molto affezionato. Che periodaccio.. Tutto il resto della visita turistica per la città non è altro che una scusa per fare due passi e chiacchierare un po' con i miei, visto che per un po' ci allontaneremo e Skype sarà la nostra principale via di comunicazione. Direi che avergli regalato una webcam nuova di zecca per Natale non è stata per niente una cattiva idea. Il problema è che oggi ho già finito i posti turistici che conosco, quindi domani me li porto all'Ikea per aiutarmi a comprare il letto (anche perché una casa senza letto è come el vi col bisolfito). Poi si riparte, piccola tappa a Milano per trasloco e pulizia della vecchia casa, e pronti in quarta per questi ultimi giorni di estate tedesca. Che facendo due conti, agosto a Berlino è come dicembre a Las Palmas. Quindi ho paura di sapere come sarà il dicembre a Berlino.. Ma per adesso basta non pensarci. Da qui a dicembre ci sono ancora un sacco di settimane e una valanga di cose da fare. Anche se comprare un paio di piumini è una delle cose da aggiungere sicuramente alla to-do list. Ora a riposare, che domani si riparte per il Tour Berlino familiare, e sicuramente ci sarà da camminare! Davide Yasi BerlinoLunedì, 12 agosto 2013
Suona quasi bene, riprendendo il titolo del grande film di Woody Allen, Vicky Cristina Barcellona. Tra parentesi, non ci avevo mai fatto caso, ma il regista si chiama come il cowboy di Toy Story. Curioso.
Detto ciò, eccomi qui, nel mio primo giorno da casalingo a Berlino. Ancora non sono nella nuova casa ma in una casa di passaggio, ma fa lo stesso tanto il quartiere è già quello. Non so da dove iniziare, quindi credo che direttamente non inizierò da nessuna parte e andrò dritto al punto: qui si sta da dio! Mi rimangerò queste parole quando saranno 15 gradi sottozero e nevicherà a più non posso e il sole tramonterà alle 3 del pomeriggio, ma a questo penseremo più avanti. Per ora i 18-20 gradi dell'agosto Berlinese mi vanno più che bene, con il sole che ancora tramonta molto tardi e la bella brezzolina che si trasforma quasi in fresco la sera. Il tempo perfetto per passeggiare tra le strade di Prenzlauer Berg (ci ho messo un mese per pronunciarlo decentemente), il bellissimo quartiere che ci ospiterà per i prossimi tempi. Giusto per fare un punto veloce della situazione, sul quale poi probabilmente tornerò più e più volte: Berlino è diversa. E lo dice uno che ha visitato praticamente tutte le capitali europee. Non starò li a dire "è meglio di Parigi, e meno trafficata di Roma", perché direttamente non c'è paragone con niente che abbia visto. Due sono le caratteristiche che in queste poche settimane di permanenza sono riuscito a sintetizzare. La prima, è ovviamente frutto del trentennio in balia del muro di Berlino. Non so spiegare ancora il valore culturale che impresse sui Berlinesi questo trentennio di separazione forzata, ma ho piuttosto ben chiaro cosa ha portato sull'architettura della città. Tutto quello che oggi è il centro di Berlino era al tempo nella parte orientale (comunista), ovvero nella Repubblica Democratica Tedesca. Basta un po' pensare a La Habana nella Cuba moderna, o forse proprio a quei film degli anni 70-80 di James Bond dalla Russia con Amore. Berlino centro-est è stata fossilizzata nel tempo a come era negli anni prima della seconda guerra. E caso vuole, che in quell'epoca era una splendida città. Quindi mentre nel mondo durante gli anni della ricostruzione tra il 60 e l'80 venivano perpetrati danni inimmaginabili al territorio senza tener conto minimamente dei piani urbanistici e un po' in generale del buon gusto, a Berlino si era rimasti con edifici (che magari cadevano a pezzi) ma con un bellissimo stile ottocentesco. Cosa succede quindi con la caduta del muro? Due cose. La prima è che il governo tedesco invia tutti i fondi delle imposte nazionali alla ricostruzione di Berlino. E detto di un paese che è la locomotiva economica europa significa che sono TANTI soldi. Secondo, che si trasformare la città in un esempio di buona gestione, come epurazione dei peccati commessi durante e dopo la guerra. Quindi le case del centro vengono ricostruite cercando di mantenere la struttura iniziale, con facciate finemente curate, bassorilievi, capitelli, stucchi e accessori vari. Anche l'interno ove possibile riprende lo stile, con parquet originali riportati in vita, grandi cortili interni e tetti spioventi. Il tutto applicando però le moderne tecniche di costruzione, con grande interesse al risparmio energetico. Ovunque le finestre sono isolate con vetri fonoassorbenti, il riscaldamento è centralizzato e nella maggior parte dei casi con pavimenti radianti. Stesso dicasi per luce, acqua e internet. Inoltre le strade sono state allargate, con marciapiedi giganti e piste ciclabili un po' ovunque. Di conseguenza nella grandissima maggioranza degli edifici, il piano terra è composto da un locale commerciale, sia esso un ristorantino, baretto, negozietto, eccetera. E se questo all'apparenza può sembrare un dettaglio insignificante (anche una buona parte di Londra ad esempio è fatta così), qui diventa una delle impronte digitali di Berlino. E ci introduce la seconda caratteristica di Berlino. Berlino non è un paese per vecchi. Ora giuro che me la smetto con le citazioni cinematografiche. Ma è proprio giusta come osservazione, visto che a Berlino i vecchi non ci sono. E nemmeno gli "adulti" se proprio vogliamo essere precisi. Non ho ancora trovato una spiegazione logico-razionale, quindi la butto li nel modo più grezzo possibile, poi ognuno prova a trarre la propria conclusione. Sta di fatto che attraversando da un lato all'altro il centro di Berlino ho provato a fare un rapido calcolo mentale dell'età della gente che incontravo. Risultato? Il 90% abbondante aveva un'età compresa tra i 25 e i 35 anni. Sto parlando di centinaia di persone, quindi credo che come risultato è piuttosto attendibile. Ho anche escluso quelli che avevano la classica faccia da turisti, con la mappa di Berlino e scattando foto a monumenti improbabili. Resta il fatto che Berlino è una città giovane, come non esistono altre nell'universo. E' un po' come entrare all'università ed aspettarsi che l'età media sia tra i 19 e i 25 anni. Tutto normale no? Bene qui è normale che la gente sia in età post universitaria. Alcuni con bambini piccoli, alcuni hipster, altri eleganti o punk. Ma nessun "adulto". Credo che per trovarne uno bisognerebbe andarlo in cerca con il lanternino. Degli anziani non parliamo neanche. Ne avrò visti a dire tanto una quindicina, anche nei posti dove di solito si ritrovano (supermercati, parchi, fermate del tram). Niente da fare, sono andati via. Ma anche se non saprei determinare ancora la causa di questa situazione, riesco invece a determinarne facilmente le conseguenze. E alcune sono sorprendenti. Inizio con il dire che essendoci ovunque giovani, tutte le attività classiche gestite da non giovani, qui sono in mano a noi. La cassiera del supermercato, ha probabilmente 25 anni. La barista idem. I camerieri e cuochi del ristorante potrebbero averne una trentina. Anche i proprietari. Nei negozi di moda, le commesse sono probabilmente anche le proprietarie e a volte anche le disegnatrici. Trentenni. Potrei seguire all'infinito ma qui c'è già abbastanza per una prima riflessione. La città è fatta a portata di giovane. Non esiste un bar cool ogni 4 bar del cazzo stile Bar del Disco. Qui tutti i bar sono cool. Non esiste un negozio di "moda giovane" ogni 3 negozi di "moda signora". Qui tutti i negozi sono fighi. Stesso dicasi per locali, ristoranti, e via dicendo. Basta dire che di fianco a casa ho trovato un baretto che fa la pizza al taglio. Non la focaccia, ma proprio la pizza al taglio!! Non ce n'è uno in tutta Milano, e qui ne ho uno di fianco a casa. Proprietari italiani/spagnoli. Non esiste quel concetto di esercizio commerciale degli anni 70 che è sopravvissuto fino ad oggi facendo prezzi altissimi e servizio scadente, ma tanto era in centro e lo conoscono tutti quindi va bene. Tutto è nuovo, lo stile è dei più svariati ma comunque ha uno stile. Dunque la prima riflessione è proprio questa: date una città in mano ai giovani, e vedrete come si rimboccano le maniche e tirano fuori il meglio del meglio. Non credo che qui nessuno lavori perché "non c'è di meglio", ma proprio perché sta facendo quello che gli piace. Le possibilità sono talmente tante che difficilmente qualcuno si trova schiavizzato e incastrato in qualcosa che non ama. E il risultato si vede. Tutto è "bello", tutto è piacevole, accogliente, addirittura economico se paragonato ad altre città grandi come Parigi o Milano. Del prezzo della birra meglio non parlare, che mi ricoverano. Per oggi faccio basta che sembro in preda a degli attacchi di amore teutonico che nemmeno io ci credo. Per fortuna che la città è talmente piena di italiani/spagnoli/francesi/turchi/altre nazionalità che nemmeno conosco, che sentirsi crucco è davvero difficile. La definirei la città dei post-erasmus, quando sei stanco di fare solo festa tutte le sere ma vuoi continuare a fare festa e crearti una vita impegnata. Vabbé riassumendo, welcome to Berlin!
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